Storia del pensiero economico
RICHARD CANTILLON (1680-1734): fa parte dei pre-Smithiani. Scrive in francese il suo “Saggio sul commercio in generale”. Ebbe il merito di essere il primo a distinguere tra terra lavoro e capitale alla base di qualsiasi processo o prodotto. Si interrogò sulla differenza tra valore e prezzo:
- valore: caratteristica del bene che produce lo scambio. Si misura il valore di un bene confrontandolo con altri. Secondo Cantillon il valore si misura con la quantità di terra necessaria per produrre il bene: non solo la terra diretta, ma anche quella necessaria per alimentare chi lavora la terra diretta. In generale Vq1/Vq2 = (Td1+Ti1)/(Td2+Ti2).
Si tratta di argomentazioni più metafisiche che pratiche. Cantillon sostiene comunque che il prezzo può essere indicatore del valore.
- prezzo: traduzione monetaria del valore, strumento funzionale allo scambio.
FRANCIS HUTCHESON (1694-1746): filosofo scozzese predecessore di Smith. Scrive il “Sistema di filosofia morale”. Sostiene che “l'etica non deve avere fondamento religioso in contrasto con la scolastica (religiosa) medievale. Le risposte di natura etica e morale sarebbero già naturalmente insite nell'uomo, si va d'accordo perché in fondo ci si vuole bene.”.
Nel mondo degli affari ciascuno persegue i suoi obiettivi, ma la sintesi dei diversi egoismi parte da un ordine positivo. Tutti massimizzano le loro utilità, andando verso un equilibrio generale. Ogni fattore produttivo impone di essere remunerato. Il valore caratterizza tutti i fattori produttivi.
DAVID HUME (1711-1776): filosofo e storico scozzese, critica fortemente il mercantilismo. Infatti sostiene che il flusso di oro prodotto dalle esportazioni produce un aumento della massa monetaria, che provoca un innalzamento dei prezzi, che aumenta le importazioni (ostacolati da dazi doganali). Riconosce un bilanciamento ciclico nel lungo termine. Inoltre se la ricchezza viene investita nell'esercito, non viene investita ma distrutta, non vi è nessuno sviluppo tangibile e duraturo.
RIVOLUZIONE INDUSTRIALE: dal 1650 al 1850 la popolazione p in aumento esponenziale. Si assiste alla crisi degli open fields e alla pratica delle enclosures.
La manifattura e la piccola industria utilizza questa manodopera a basso costo ed inoltre le nuove invenzioni. Nasce così in Inghilterra un primitivo capitalismo. Alla fine del '700 cambia quindi la realtà, cambiano radicalmente le teorie.
L'aumento della popolazione aumenta la domanda, quindi i prezzi, e spinge i proprietari a recintare le proprie terre per trarre sistematico profitto, non solo dalla vendita ma anche dalle rendite. Si effettuano inoltre investimenti per aumentare la redditività dei fondi (tecnologia, rotazione triennale, specializzazione). Si afferma la primordiale economia di mercato. Gli esclusi lasciano la campagna per la città.
- valore: caratteristica del bene che produce lo scambio. Si misura il valore di un bene confrontandolo con altri. Secondo Cantillon il valore si misura con la quantità di terra necessaria per produrre il bene: non solo la terra diretta, ma anche quella necessaria per alimentare chi lavora la terra diretta. In generale Vq1/Vq2 = (Td1+Ti1)/(Td2+Ti2).
Si tratta di argomentazioni più metafisiche che pratiche. Cantillon sostiene comunque che il prezzo può essere indicatore del valore.
- prezzo: traduzione monetaria del valore, strumento funzionale allo scambio.
FRANCIS HUTCHESON (1694-1746): filosofo scozzese predecessore di Smith. Scrive il “Sistema di filosofia morale”. Sostiene che “l'etica non deve avere fondamento religioso in contrasto con la scolastica (religiosa) medievale. Le risposte di natura etica e morale sarebbero già naturalmente insite nell'uomo, si va d'accordo perché in fondo ci si vuole bene.”.
Nel mondo degli affari ciascuno persegue i suoi obiettivi, ma la sintesi dei diversi egoismi parte da un ordine positivo. Tutti massimizzano le loro utilità, andando verso un equilibrio generale. Ogni fattore produttivo impone di essere remunerato. Il valore caratterizza tutti i fattori produttivi.
DAVID HUME (1711-1776): filosofo e storico scozzese, critica fortemente il mercantilismo. Infatti sostiene che il flusso di oro prodotto dalle esportazioni produce un aumento della massa monetaria, che provoca un innalzamento dei prezzi, che aumenta le importazioni (ostacolati da dazi doganali). Riconosce un bilanciamento ciclico nel lungo termine. Inoltre se la ricchezza viene investita nell'esercito, non viene investita ma distrutta, non vi è nessuno sviluppo tangibile e duraturo.
RIVOLUZIONE INDUSTRIALE: dal 1650 al 1850 la popolazione p in aumento esponenziale. Si assiste alla crisi degli open fields e alla pratica delle enclosures.
La manifattura e la piccola industria utilizza questa manodopera a basso costo ed inoltre le nuove invenzioni. Nasce così in Inghilterra un primitivo capitalismo. Alla fine del '700 cambia quindi la realtà, cambiano radicalmente le teorie.
L'aumento della popolazione aumenta la domanda, quindi i prezzi, e spinge i proprietari a recintare le proprie terre per trarre sistematico profitto, non solo dalla vendita ma anche dalle rendite. Si effettuano inoltre investimenti per aumentare la redditività dei fondi (tecnologia, rotazione triennale, specializzazione). Si afferma la primordiale economia di mercato. Gli esclusi lasciano la campagna per la città.