Storia del pensiero economico: Lionel Robbins
La sistemazione epistemologica di Robbins e l’economia del benessere
Definizione robbinsiana della scienza economica
Nel 1932 Robbins pubblicò il “Saggio sulla natura e l’importanza della scienza economica”, nel quale rese esplicito il concetto di attività economica e, correlativamente, di scienza economica.
Robbins parte dal concetto di scarsità walrasiano, intesa come insieme di utilità e limitatezza di un bene, dalla quale deriva il problema di ciascun soggetto economico, il quale cerca di trarre il massimo profitto dalle risorse scarse a sua disposizione (problema del consumatore, del risparmiatore, dell’investitore ecc).
La definizione che Robbins dà della scienza economica è analitica e non classificatoria, ovvero cerca di indicare in che cosa consiste l’aspetto propriamente economico della condotta umana.
Approfondendo il concetto di scarsità walrasiano Robbins precisa quali sono le condizioni necessarie e sufficienti che rendono l’azione umana passibile di considerazione economica:
1) gli scopi devono essere molteplici
2) gli scopi devono avere diversa importanza ed essere classificabili in ordine d’importanza
3) i mezzi devono essere limitati
4) i mezzi devono avere usi alternativi
Nessuna di queste 4 condizioni, considerata isolatamente, è in grado di fondare l’economicità.
Definizione di scienza economica:
“la scienza che studia la condotta umana come una relazione tra scopi e mezzi scarsi applicabili ad usi alternativi”.
Dalla definizione di Robbins discendono varie conseguenze. Noi esaminiamo quelle più importanti per il lavoro scientifico e le impostazioni pratiche di politica economica:
- carattere deduttivo della scienza economica
- “neutralità rispetto ai fini” della scienza economica
- differenza tra economia e tecnica
L’economia come scienza deduttiva
L’economia è una scienza che deduce le sue proposizioni da alcuni postulati inizialmente ammessi. Questi postulati sono semplici ed indiscutibili fatti dell’esperienza relativi al modo in cui la scarsità dei beni, che è appunto l’oggetto dell’economia, si rivela effettivamente nel mondo reale.
Se i presupposti son giusti, sono giuste le teorie su essi fondate. E per Robbins i suoi presupposti sono addirittura indiscutibili per nessuna società, perché derivati dall’esperienza di tutti i giorni.
Neutralità rispetto ai fini
L’economia è indifferente rispetto ai fini, nel senso che essa non è in grado di dare su di essi un giudizio, allo stesso titolo per cui non è in grado di dare un giudizio sugli usi dei mezzi più (moralmente) giusti per pervenire ai fini stessi. Questo non esclude che un economista, in quanto uomo e non economista, possa dare giudizi sia su fini sia su mezzi.
Compito dell’economista: è quello di indicare in qual modo i mezzi a disposizione vadano usati per conseguire quei fini nel migliore dei modi. Ne deriva un’economia libera da giudizi di valore.
Economia e tecnica
Neanche i mezzi, al di fuori del loro rapporto coi fini, costituiscono interesse per l’economia.
Tecnica : si occupa dell’idoneità dei mezzi a raggiungere certi fini, prescindendo però completamente sia dal grado di scarsità dei mezzi sia dall’ordine di importanza nel quale i fini si trovano disposti
Economia : accettando come un dato quanto affermato dalla tecnica, valuta i mezzi in conformità della loro scarsità e dell’importanza relativa dei fini con essi raggiungibili.
Esempio chiarificativo non dell’autore: una stampante serigrafica è tecnicamente migliore rispetto ad una stampante laser, tuttavia non è detto che lo sia anche economicamente.
La base economica dei conflitti di classe
Dopo una breve introduzione Robbins definisce interesse soggettivo quell’interesse ritenuto tale da un soggetto; interesse oggettivo quell’interesse che è vero che si verificherà in assenza di “circostanze perturbatrici”.
La teoria mercantile dei conflitti di gruppo
Robbins intende studiare la base dei contrasti tra comunanze oggettive di interessi. Egli vuole cioè ricercare semplicemente se certe strutture sociali siano oggettivamente in disarmonia, a prescindere dal fatto che esse lo percepiscano o meno.
Robbins crede alla possibilità di tali disarmonie, ma non pensa certamente che in mancanza di convenienti rimedi istituzionali vi sia una tendenza innata verso l’armonia (al contrario di quanto affermato da Smith relativamente alla mano invisibile).
Prima di dare definizioni di classi sociali, pensa che sia necessario determinare se esistano determinati conflitti, per poi definirle in seguito a tali classificazioni.
Ideale secondo Robbins è partire da un’analisi del mercato:
nella società scambistica il mercato è il riflesso di tutta quanta la rete delle relazioni economiche.
I fenomeni del mercato, cioè i prezzi, forniscono gli stimoli delle azioni umane.
Ci sono due situazioni fondamentali di conflitto:
1) quando gli individui si trovano di fronte a gruppi monopolistici
2) quando ci sono gruppi in contrasto contro altri gruppi
1) i prezzi in stato di monopolio sono meno favorevoli per gli individui non del monopolio rispetto a quelli in stato di concorrenza. Dunque quando tanti contadini individualmente si trovano davanti ad un unico compratore o ad un piccolo numero di compratori che agiscono insieme, egli probabilmente si sentirà, spesso a ragione, danneggiato. Difficilmente queste situazioni possono degenerare in conflitti di classe, ma, se ripetute, può anche accadere.
2) in termini generali si può dire che l’interesse di un gruppo è quello di massimizzare le proprie entrate nette. Questo obiettivo può facilmente essere in contrasto con gli interessi di altri membri della società (ad esempio quando le condizioni di una domanda sono tali che una quantità minore si vende per un valore complessivo maggiore: per il gruppo venditore è bene offrire di meno, per il gruppo compratore, ovvero per tutta la restante società, è meglio avere di più).
Questo conflitto di interessi, ha carattere permanente soltanto se i servizi dei produttori sono specializzati o se godono di uno stato monopolistico anch’esso permanente.
Esempio: supponiamo nell’esempio precedente che un’invenzione faciliti la produzione di quel bene. Gli individui del resto della società saranno incentivati ad utilizzare tale invenzione per produrre loro stessi; il che diminuirebbe il costo di produzione, aumenterebbe l’offerta e farebbe diminuire il prezzo di tale bene. Questo può però accadere soltanto in uno stato senza ostacoli all’ingresso, di libera concorrenza e con mobilità.
La nascita di conflitti di classe in questi casi, oltre che dalla mobilità di mercato e dalla concorrenza del Paese, dipenderà anche dalla propaganda politica e istituzionale che di tale conflitto viene fatta, dall’apparato di comunicazione e dal grado di disarmonia generato a livello globale.
Il significato dell’omogeneità di mercato
I gruppi di cui abbiamo analizzato le comunanze di interesse Robbins li definisce omogenei in
relazione al mercato. Con questo intende dire che come in quel determinato mercato quei gruppi sono potuti diventare gruppi così al cambiare di questo è probabile che smettano di esserlo.
La teoria della lotta di classe
Le precedenti analisi diventano importanti quando riferite al contesto contemporaneo a Robbins, in cui la teoria marxista della lotta di classe poneva schierati gli uni contro gli altri proprietari terrieri e “nullatenenti”.
...critica in un contesto internazionale ..Robbins parte da una constatazione:
- nel Manifesto si esortano gli operai di tutto il mondo ad unirsi…si capisce da qui che non c’era prima di tale scritto una solidarietà proletaria internazionale.
Giudicata secondo i criteri di Robbins la lotta di classe non può essere generalizzata a livello internazionale, dati gli innumerevoli contesti di mercato presenti nelle numerose diverse nazioni.
“Misure che perpetuano la povertà dei lavoratori giapponesi potrebbero essere benefiche se prese nei confronti degli operai del Lancashire”.
…critica in un contesto di società chiusa …dal momento che viene spesso contestato di applicare un metodo internazionale a questi temi, Robbins, seppur convinto delle sue ragioni, passa a considerare il problema in una società chiusa.
Anche in questa rinviene un particolare trascurato da Marx, da lui ripreso dai classici, che permette di criticarlo:
- il lavoro non è tale da poter essere generalizzato in una classe. Esistono innumerevoli tipi di lavori, le cui diverse relazioni nella produzione e nel mercato non generano una comunanza generale di interessi del tipo da Robbins discusso. Basti pensare alla divisione fra operai qualificati e non qualificati per dar luogo alla possibilità di un conflitto interno. Una misura che avvantaggia ad esempio gli operai non qualificati può danneggiare quelli qualificati e viceversa.
…critica in un contesto di “lavoro omogeneo” ..ammettiamo che la classificazione “mercato di lavoro” non sia una semplificazione ma una realtà e che tutto il lavoro sia omogeneo. Ci troviamo di fronte ad un urto oggettivo dei due tipi prima considerati?
1) non sembra possibile asserire che il “mercato del lavoro” si troverebbe di fronte un monopolio dei datori di lavoro. Esistono monopoli particolari all’interno del mercato, ma non certo universali. La società di caste è di monopolio, in quanto non è possibile cambiare posizione. Ma nell’attuale società, chiunque abbia accumulato un certo quantitativo di beni, può legalmente intraprendere un’attività. Questo significa quantomeno che le diseguaglianze presenti all’interno della nostra società sono, a differenza di quelle delle caste, non restrizionistiche, ovvero non imposte dal sistema stesso.
2) ????..non ho capito..dovrebbe essere quella di gruppi contro gruppi..ma non la trovo
Conflitti di classe e ineguaglianza di possibilità individuali
Robbins aveva affermato che quando i produttori sono confinati a particolari settori di produzione per impossibilità di assicurarsi altrove delle opportunità, si hanno allora conflitti oggettivi di interesse. Nella società “puramente individualistica” non tutti possono offrire altro oltre al loro lavoro, poiché per fare ciò è necessario disporre di capitale da anticipare.
“Non è forse il caso che chi manca di tali vantaggi è costretto a lavorare su margini più bassi di quanto sarebbe altrimenti necessario? E se così è, non è questo un senso in cui si può dire che c’è un conflitto oggettivo di interessi fra i possidenti ed i non possidenti?”
Da questo deriva:
- diseguaglianza di reddito: dovuta ad una diseguaglianza di proprietà. Tuttavia il grado di diseguaglianza dipende dal grado delle differenze di proprietà. Dunque Robbins afferma che, prima di dichiarare che questi conflitti sono inevitabili, sarebbe opportuno dimostrare che il sistema giuridico attuale riguardo la proprietà è anch’esso inevitabile. E Robbins ritiene che si possa migliorare. Sebbene ritenga che una certa diseguaglianza di reddito provenga da istituzioni che espletano una funzione sociale necessaria ed i cui benefici non sono limitati ai soli possidenti, ritiene che si dovrebbe tentare di ridurre tali disuguaglianze.
La lotta di classe e il sistema della libera impresa
La teoria marxista va al di là della semplice diseguaglianza di reddito. Essa asserisce che la società senza proprietà privata soddisfa le domande dei cittadini più di quanto non faccia ora la nostra società. Secondo Robbins però, oltre a enunciare questa sua teoria, dovrebbe dimostrarla, il che non è molto facile. “Certamente l’esperienza effettiva di quegli Stati che si sono più avvicinati all’ideale del collettivismo totale non dà una grande base all’ottimismo a questo riguardo”.
RIASSUMENDO:
la comunanza di interessi del proletariato internazionale è una comunanza soggettiva piuttosto che oggettiva; essa è cioè derivata da supposizioni astratte di soggetti più che da dimostrazioni empiriche della realtà esistente.
Definizione robbinsiana della scienza economica
Nel 1932 Robbins pubblicò il “Saggio sulla natura e l’importanza della scienza economica”, nel quale rese esplicito il concetto di attività economica e, correlativamente, di scienza economica.
Robbins parte dal concetto di scarsità walrasiano, intesa come insieme di utilità e limitatezza di un bene, dalla quale deriva il problema di ciascun soggetto economico, il quale cerca di trarre il massimo profitto dalle risorse scarse a sua disposizione (problema del consumatore, del risparmiatore, dell’investitore ecc).
La definizione che Robbins dà della scienza economica è analitica e non classificatoria, ovvero cerca di indicare in che cosa consiste l’aspetto propriamente economico della condotta umana.
Approfondendo il concetto di scarsità walrasiano Robbins precisa quali sono le condizioni necessarie e sufficienti che rendono l’azione umana passibile di considerazione economica:
1) gli scopi devono essere molteplici
2) gli scopi devono avere diversa importanza ed essere classificabili in ordine d’importanza
3) i mezzi devono essere limitati
4) i mezzi devono avere usi alternativi
Nessuna di queste 4 condizioni, considerata isolatamente, è in grado di fondare l’economicità.
Definizione di scienza economica:
“la scienza che studia la condotta umana come una relazione tra scopi e mezzi scarsi applicabili ad usi alternativi”.
Dalla definizione di Robbins discendono varie conseguenze. Noi esaminiamo quelle più importanti per il lavoro scientifico e le impostazioni pratiche di politica economica:
- carattere deduttivo della scienza economica
- “neutralità rispetto ai fini” della scienza economica
- differenza tra economia e tecnica
L’economia come scienza deduttiva
L’economia è una scienza che deduce le sue proposizioni da alcuni postulati inizialmente ammessi. Questi postulati sono semplici ed indiscutibili fatti dell’esperienza relativi al modo in cui la scarsità dei beni, che è appunto l’oggetto dell’economia, si rivela effettivamente nel mondo reale.
Se i presupposti son giusti, sono giuste le teorie su essi fondate. E per Robbins i suoi presupposti sono addirittura indiscutibili per nessuna società, perché derivati dall’esperienza di tutti i giorni.
Neutralità rispetto ai fini
L’economia è indifferente rispetto ai fini, nel senso che essa non è in grado di dare su di essi un giudizio, allo stesso titolo per cui non è in grado di dare un giudizio sugli usi dei mezzi più (moralmente) giusti per pervenire ai fini stessi. Questo non esclude che un economista, in quanto uomo e non economista, possa dare giudizi sia su fini sia su mezzi.
Compito dell’economista: è quello di indicare in qual modo i mezzi a disposizione vadano usati per conseguire quei fini nel migliore dei modi. Ne deriva un’economia libera da giudizi di valore.
Economia e tecnica
Neanche i mezzi, al di fuori del loro rapporto coi fini, costituiscono interesse per l’economia.
Tecnica : si occupa dell’idoneità dei mezzi a raggiungere certi fini, prescindendo però completamente sia dal grado di scarsità dei mezzi sia dall’ordine di importanza nel quale i fini si trovano disposti
Economia : accettando come un dato quanto affermato dalla tecnica, valuta i mezzi in conformità della loro scarsità e dell’importanza relativa dei fini con essi raggiungibili.
Esempio chiarificativo non dell’autore: una stampante serigrafica è tecnicamente migliore rispetto ad una stampante laser, tuttavia non è detto che lo sia anche economicamente.
La base economica dei conflitti di classe
Dopo una breve introduzione Robbins definisce interesse soggettivo quell’interesse ritenuto tale da un soggetto; interesse oggettivo quell’interesse che è vero che si verificherà in assenza di “circostanze perturbatrici”.
La teoria mercantile dei conflitti di gruppo
Robbins intende studiare la base dei contrasti tra comunanze oggettive di interessi. Egli vuole cioè ricercare semplicemente se certe strutture sociali siano oggettivamente in disarmonia, a prescindere dal fatto che esse lo percepiscano o meno.
Robbins crede alla possibilità di tali disarmonie, ma non pensa certamente che in mancanza di convenienti rimedi istituzionali vi sia una tendenza innata verso l’armonia (al contrario di quanto affermato da Smith relativamente alla mano invisibile).
Prima di dare definizioni di classi sociali, pensa che sia necessario determinare se esistano determinati conflitti, per poi definirle in seguito a tali classificazioni.
Ideale secondo Robbins è partire da un’analisi del mercato:
nella società scambistica il mercato è il riflesso di tutta quanta la rete delle relazioni economiche.
I fenomeni del mercato, cioè i prezzi, forniscono gli stimoli delle azioni umane.
Ci sono due situazioni fondamentali di conflitto:
1) quando gli individui si trovano di fronte a gruppi monopolistici
2) quando ci sono gruppi in contrasto contro altri gruppi
1) i prezzi in stato di monopolio sono meno favorevoli per gli individui non del monopolio rispetto a quelli in stato di concorrenza. Dunque quando tanti contadini individualmente si trovano davanti ad un unico compratore o ad un piccolo numero di compratori che agiscono insieme, egli probabilmente si sentirà, spesso a ragione, danneggiato. Difficilmente queste situazioni possono degenerare in conflitti di classe, ma, se ripetute, può anche accadere.
2) in termini generali si può dire che l’interesse di un gruppo è quello di massimizzare le proprie entrate nette. Questo obiettivo può facilmente essere in contrasto con gli interessi di altri membri della società (ad esempio quando le condizioni di una domanda sono tali che una quantità minore si vende per un valore complessivo maggiore: per il gruppo venditore è bene offrire di meno, per il gruppo compratore, ovvero per tutta la restante società, è meglio avere di più).
Questo conflitto di interessi, ha carattere permanente soltanto se i servizi dei produttori sono specializzati o se godono di uno stato monopolistico anch’esso permanente.
Esempio: supponiamo nell’esempio precedente che un’invenzione faciliti la produzione di quel bene. Gli individui del resto della società saranno incentivati ad utilizzare tale invenzione per produrre loro stessi; il che diminuirebbe il costo di produzione, aumenterebbe l’offerta e farebbe diminuire il prezzo di tale bene. Questo può però accadere soltanto in uno stato senza ostacoli all’ingresso, di libera concorrenza e con mobilità.
La nascita di conflitti di classe in questi casi, oltre che dalla mobilità di mercato e dalla concorrenza del Paese, dipenderà anche dalla propaganda politica e istituzionale che di tale conflitto viene fatta, dall’apparato di comunicazione e dal grado di disarmonia generato a livello globale.
Il significato dell’omogeneità di mercato
I gruppi di cui abbiamo analizzato le comunanze di interesse Robbins li definisce omogenei in
relazione al mercato. Con questo intende dire che come in quel determinato mercato quei gruppi sono potuti diventare gruppi così al cambiare di questo è probabile che smettano di esserlo.
La teoria della lotta di classe
Le precedenti analisi diventano importanti quando riferite al contesto contemporaneo a Robbins, in cui la teoria marxista della lotta di classe poneva schierati gli uni contro gli altri proprietari terrieri e “nullatenenti”.
...critica in un contesto internazionale ..Robbins parte da una constatazione:
- nel Manifesto si esortano gli operai di tutto il mondo ad unirsi…si capisce da qui che non c’era prima di tale scritto una solidarietà proletaria internazionale.
Giudicata secondo i criteri di Robbins la lotta di classe non può essere generalizzata a livello internazionale, dati gli innumerevoli contesti di mercato presenti nelle numerose diverse nazioni.
“Misure che perpetuano la povertà dei lavoratori giapponesi potrebbero essere benefiche se prese nei confronti degli operai del Lancashire”.
…critica in un contesto di società chiusa …dal momento che viene spesso contestato di applicare un metodo internazionale a questi temi, Robbins, seppur convinto delle sue ragioni, passa a considerare il problema in una società chiusa.
Anche in questa rinviene un particolare trascurato da Marx, da lui ripreso dai classici, che permette di criticarlo:
- il lavoro non è tale da poter essere generalizzato in una classe. Esistono innumerevoli tipi di lavori, le cui diverse relazioni nella produzione e nel mercato non generano una comunanza generale di interessi del tipo da Robbins discusso. Basti pensare alla divisione fra operai qualificati e non qualificati per dar luogo alla possibilità di un conflitto interno. Una misura che avvantaggia ad esempio gli operai non qualificati può danneggiare quelli qualificati e viceversa.
…critica in un contesto di “lavoro omogeneo” ..ammettiamo che la classificazione “mercato di lavoro” non sia una semplificazione ma una realtà e che tutto il lavoro sia omogeneo. Ci troviamo di fronte ad un urto oggettivo dei due tipi prima considerati?
1) non sembra possibile asserire che il “mercato del lavoro” si troverebbe di fronte un monopolio dei datori di lavoro. Esistono monopoli particolari all’interno del mercato, ma non certo universali. La società di caste è di monopolio, in quanto non è possibile cambiare posizione. Ma nell’attuale società, chiunque abbia accumulato un certo quantitativo di beni, può legalmente intraprendere un’attività. Questo significa quantomeno che le diseguaglianze presenti all’interno della nostra società sono, a differenza di quelle delle caste, non restrizionistiche, ovvero non imposte dal sistema stesso.
2) ????..non ho capito..dovrebbe essere quella di gruppi contro gruppi..ma non la trovo
Conflitti di classe e ineguaglianza di possibilità individuali
Robbins aveva affermato che quando i produttori sono confinati a particolari settori di produzione per impossibilità di assicurarsi altrove delle opportunità, si hanno allora conflitti oggettivi di interesse. Nella società “puramente individualistica” non tutti possono offrire altro oltre al loro lavoro, poiché per fare ciò è necessario disporre di capitale da anticipare.
“Non è forse il caso che chi manca di tali vantaggi è costretto a lavorare su margini più bassi di quanto sarebbe altrimenti necessario? E se così è, non è questo un senso in cui si può dire che c’è un conflitto oggettivo di interessi fra i possidenti ed i non possidenti?”
Da questo deriva:
- diseguaglianza di reddito: dovuta ad una diseguaglianza di proprietà. Tuttavia il grado di diseguaglianza dipende dal grado delle differenze di proprietà. Dunque Robbins afferma che, prima di dichiarare che questi conflitti sono inevitabili, sarebbe opportuno dimostrare che il sistema giuridico attuale riguardo la proprietà è anch’esso inevitabile. E Robbins ritiene che si possa migliorare. Sebbene ritenga che una certa diseguaglianza di reddito provenga da istituzioni che espletano una funzione sociale necessaria ed i cui benefici non sono limitati ai soli possidenti, ritiene che si dovrebbe tentare di ridurre tali disuguaglianze.
La lotta di classe e il sistema della libera impresa
La teoria marxista va al di là della semplice diseguaglianza di reddito. Essa asserisce che la società senza proprietà privata soddisfa le domande dei cittadini più di quanto non faccia ora la nostra società. Secondo Robbins però, oltre a enunciare questa sua teoria, dovrebbe dimostrarla, il che non è molto facile. “Certamente l’esperienza effettiva di quegli Stati che si sono più avvicinati all’ideale del collettivismo totale non dà una grande base all’ottimismo a questo riguardo”.
RIASSUMENDO:
la comunanza di interessi del proletariato internazionale è una comunanza soggettiva piuttosto che oggettiva; essa è cioè derivata da supposizioni astratte di soggetti più che da dimostrazioni empiriche della realtà esistente.