Karl Marx(1818-1873)
Per la criticità dell’economia politica (1971)
Nella sua parte iniziale fa un breve riassunto storico della propria vita seguendone studi e pubblicazioni.
“Considero il sistema dell’economia borghese nell’ordine seguente: capitale, proprietà fondiaria,
lavoro salariato; Stato, commercio estero, mercato mondiale.”
Questa è l’introduzione subito terminata del libro, che passa poi a trattare degli studi di Marx: giuridici in un primo momento, filosofici e storici in modo più appassionato in seguito.
Parla poi del suo primo lavoro, quello della revisione critica della filosofia del diritto di Hegel:
- sia i rapporti giuridici sia le forme dello Stato non possono secondo Marx essere compresi né per se stessi (a livello cioè ideale) né per la cosiddetta evoluzione generale dell’uomo, dal momento che “hanno le loro radici nei rapporti materiali dell’esistenza”, chiamati da Hegel “società civile” (introduzione al materialismo storico).
- l’anatomia della società civile è da cercare nell’economia politica(di cui era ormai studioso)
Nella produzione sociale gli uomini entrano in rapporti di produzione che corrispondono a un determinato grado di sviluppo delle loro forze produttive materiali. L’insieme di questi rapporti costituisce la struttura economica della società , ossia la base reale sulla quale si eleva una sovrastruttura giuridica e politica e alla quale corrispondono forme determinate della coscienza sociale.
“Non è la coscienza degli uomini che determina il loro essere, ma è, al contrario, il loro essere sociale che determina la loro coscienza”. “Quando le forze produttive materiali della società (operai) entrano in contraddizione con i rapporti di produzione esistenti, allora subentra un’epoca di rivoluzione sociale”.
Quello che vuole sottolineare Marx è che le sue concezioni e le sue teorie non sono altro se non “il risultato di lunghe e coscienziose ricerche”.
“Il Capitale” (libro terzo)
Formazione di un saggio generale del profitto (saggio medio del profitto) e trasformazione dei valori delle merci in prezzi di produzione
“La composizione organica del capitale dipende in ogni momento da due fattori: dal rapporto tecnico tra forza-lavoro impiegata e massa dei mezzi di produzione impiegati, e dal prezzo di tali mezzi di produzione”.
Marx parte dalla supposizione che “i capitali realizzino annualmente, nelle diverse sfere di produzione, il medesimo plusvalore in rapporto all’entità delle loro parti variabili”, ovvero all’entità del lavoro svolto.
In un primo momento Marx suppone che l’intero capitale costante entri a far parte del valore complessivo delle merci prodotte. Tuttavia si rende conto che tale supposizione è forzata, dunque passa a supporre che solo una quota del capitale fisso entri a far parte di tale valore complessivo. Tutto questo è però indifferente per quanto riguarda il saggio di profitto, in quanto esso è dipendente solo dal capitale variabile v e non anche dal capitale costante (secondo la supposizione iniziale di Marx).
Saggio generale del profitto (pv/c+v):
i saggi di profitto sono molto diversi a seconda del tipo di aziende, del tipo di settore e delle quote
di capitale costante e variabile. Tuttavia la concorrenza compone questi diversi saggi del profitto in un saggio generale del profitto che rappresenta la media dei particolari saggi di profitti calcolati su un capitale esemplificativo di 100
(es. composizione del capitale sociale medio: 80c 20v; 100% saggio di plusvalore annuo – 20 profitto – 20% saggio generale medio di profitto)
Esempio di determinazione del prezzo:
“il prezzo di una merce è pari al suo prezzo di costo più la parte di profitto annuo medio sul capitale impiegato (e non soltanto consumato) nella produzione di quella merce”.
Es. capitale=500 (capitale fisso=100 di cui si logora il 10%; capitale circolante=400;
profitto medio=10%:
Prezzo di costo = prezzo di logorio (10% di 100=10) + 400 di capitale circolante (400)= 410
Prezzo di produzione = prezzo di costo (410) + profitto (10% di 500=50)= 460
Fatti spiegare dal professore la teoria della trasformazione e non solo
Fatti spiegare dal professore la teoria della trasformazione e non solo
Fatti spiegare dal professore la teoria della trasformazione e non solo
Fatti spiegare dal professore la teoria della trasformazione e non solo
Fatti spiegare dal professore la teoria della trasformazione e non solo
Fatti spiegare dal professore la teoria della trasformazione e non solo
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Fatti spiegare dal professore la teoria della trasformazione e non solo
Il salario giornaliero medio è sempre uguale al prodotto-valore del numero delle ore lavorative occorrenti all’operaio per produrre i necessari mezzi di sussistenza.
Dal momento che il plusvalore viene generato dal solo capitale variabile, allora, dato il saggio medio di profitto generale, l’entità del plusvalore prodotto dipenderà solamente dalla composizione del capitale. Ad esempio un capitale composto da 500 c e 100 v sarà meno produttivo rispetto ad uno che sia composto da 400 c e 120 v. Ovviamente Marx considera anche il fatto che a seconda delle diverse sfere di produzione si avranno diversi saggi di profitto (a prescindere dalla determinabilità in astratto di un saggio medio generale di profitto).
Il saggio medio di profitto generale dipenderà non solo dal saggio di profitto di ciascuna sfera di produzione, ma anche dall’entità di capitale investito in ciascuna sfera di produzione; in questo modo un capitale di 600 investito nella sfera di produzione A sarà più influente ai fini della determinazione del saggio medio di profitto generale rispetto a un capitale di 300 investito nella sfera di produzione B (in poche parole la media in questione è una media ponderata basata sì sulla percentuale di profitto ma anche dall’entità dei capitali).
Prezzo di costo, prezzo di produzione, saggio generale di profitto:
se la composizione del capitale sociale medio è 80c e 20v e il saggio del plusvalore annuo è del 100%, il profitto annuo medio sarà 20 e il saggio generale di profitto annuo sarà del 20%.
Qualunque sia il prezzo di costo k delle merci annualmente prodotte da un capitale di 100, il loro prezzo di produzione sarà k+20.
- Nelle sfere di produzione in cui la composizione del capitale è (80-x)c (20+x)v, il plusvalore realmente prodotto annualmente in ognuna di esse sarà 20+x, cioè maggiore di 20 ed il valore delle merci prodotto sarà k+20+x cioè maggiore del loro prezzo di produzione: questo tipo di capitale è chiamato capitale di composizione inferiore
- Nelle sfere di produzione in cui la composizione del capitale (80+x)c (29-x)v accadrà il contrario: questo tipo di capitale è chiamato capitale di composizione superiore
In sintesi il prezzo del prodotto non corrisponde necessariamente al valore del prodotto. Infatti vi corrisponde solo in caso in cui il capitale è di composizione esattamente media.
REGOLA : il prezzo di costo di una merce è sempre inferiore al suo valore e al suo prezzo di produzione.
Infatti:
- il prezzo di costo dipende sempre dalla quantità di lavoro pagato in essa contenuto
- il valore dipende sempre dalla quantità di lavoro pagato e non pagato in essa contenuto
- il prezzo di produzione dipende sempre dalla quantità di lavoro pagato più una determinata quantità di lavoro non pagato indipendente dalla particolare sfera di produzione, ma dipendente dal saggio medio di profitto generale (k+p). In parole chiare dipende dalla composizione del capitale e dal saggio generale di profitto.
Il saggio generale di profitto può cambiare , oltre che per una modificazione della composizione del capitale (sia costante che variabile), anche per:
- “un miglioramento del grado di sfruttamento del lavoro” ( es. + ore lavorative)
- “una modificazione tecnica del processo lavorativo” (es. macchinari efficienti)
Benché teoricamente si sia portati a pensare che il saggio medio generale di profitto debba cambiare in ogni istante, tuttavia nella realtà non avviene. Infatti i movimenti in una direzione del saggio di profitto in seguito al verificarsi di un cambiamento all’interno di una determinata sfera di produzione sono “pareggiati” e “annullati” da cambiamenti in direzione opposta dovuti a cambiamenti all’interno di un’altra sfera. Perché i cambiamenti possano essere visibili ci si deve confrontare con periodi di tempo molto lunghi (nel breve il s.m.g.di profitto non varia)
Profitto e plusvalore:
dal punto di vista della massa sono identici.
Si è vista però la differenza tra saggio di profitto e saggio del plusvalore: infatti il primo è calcolato sull’intero capitale (c+v), il secondo invece sul solo capitale variabile (v).
In realtà sono concetti differenti, in quanto il plusvalore genera il profitto; tuttavia il capitalista, accecato dai suoi interessi, non riesce a distinguerli, in quanto interessato soltanto ad uno di essi, il profitto.
“Ciò di cui il capitalista, e quindi anche l’economia, non si rendono conto è che la parte di lavoro pagato che entra in ogni unità di merce varia con la produttività del lavoro, ciò che comporta quindi anche una variazione nel valore di ogni singola unità; essi non si rendono conto che altrettanto accade per quanto riguarda il lavoro non pagato contenuto in ogni articolo, e tanto meno se ne rendono conto in quanto il profitto medio è in realtà solo casualmente determinato dal lavoro non pagato assorbito nella sua stessa sfera di produzione. Solo in questa forma rozza e irrazionale traspare ancora il fatto che il valore delle merci è determinato dal lavoro in esse contenuto”.
Il capitale variabile (lavoro vivo; supponiamo 100$) entra, infatti, nel prezzo delle merci (supponiamo 200M) secondo lo schema:
Prezzo merci = capitale variabile/numero di merci = 100&/200= 0,5$
Al variare del capitale variabile (supponiamo 200$ e 50$), apparentemente non varia il plusvalore (dunque neanche il profitto), ma varia il prezzo delle singole merci:
1°caso : Prezzo merci = capitale variabile/numero di merci = 200&/200 =1$
2°caso : Prezzo merci = capitale variabile/numero di merci = 50&/200 =0,25$
È per questo “celarsi” degli effetti dei cambiamenti del capitale variabile che i capitalisti e gli economisti secondo Marx non capiscono l’importanza del capitale variabile, e dunque del plusvalore che esso genera.
Nella sua parte iniziale fa un breve riassunto storico della propria vita seguendone studi e pubblicazioni.
“Considero il sistema dell’economia borghese nell’ordine seguente: capitale, proprietà fondiaria,
lavoro salariato; Stato, commercio estero, mercato mondiale.”
Questa è l’introduzione subito terminata del libro, che passa poi a trattare degli studi di Marx: giuridici in un primo momento, filosofici e storici in modo più appassionato in seguito.
Parla poi del suo primo lavoro, quello della revisione critica della filosofia del diritto di Hegel:
- sia i rapporti giuridici sia le forme dello Stato non possono secondo Marx essere compresi né per se stessi (a livello cioè ideale) né per la cosiddetta evoluzione generale dell’uomo, dal momento che “hanno le loro radici nei rapporti materiali dell’esistenza”, chiamati da Hegel “società civile” (introduzione al materialismo storico).
- l’anatomia della società civile è da cercare nell’economia politica(di cui era ormai studioso)
Nella produzione sociale gli uomini entrano in rapporti di produzione che corrispondono a un determinato grado di sviluppo delle loro forze produttive materiali. L’insieme di questi rapporti costituisce la struttura economica della società , ossia la base reale sulla quale si eleva una sovrastruttura giuridica e politica e alla quale corrispondono forme determinate della coscienza sociale.
“Non è la coscienza degli uomini che determina il loro essere, ma è, al contrario, il loro essere sociale che determina la loro coscienza”. “Quando le forze produttive materiali della società (operai) entrano in contraddizione con i rapporti di produzione esistenti, allora subentra un’epoca di rivoluzione sociale”.
Quello che vuole sottolineare Marx è che le sue concezioni e le sue teorie non sono altro se non “il risultato di lunghe e coscienziose ricerche”.
“Il Capitale” (libro terzo)
Formazione di un saggio generale del profitto (saggio medio del profitto) e trasformazione dei valori delle merci in prezzi di produzione
“La composizione organica del capitale dipende in ogni momento da due fattori: dal rapporto tecnico tra forza-lavoro impiegata e massa dei mezzi di produzione impiegati, e dal prezzo di tali mezzi di produzione”.
Marx parte dalla supposizione che “i capitali realizzino annualmente, nelle diverse sfere di produzione, il medesimo plusvalore in rapporto all’entità delle loro parti variabili”, ovvero all’entità del lavoro svolto.
In un primo momento Marx suppone che l’intero capitale costante entri a far parte del valore complessivo delle merci prodotte. Tuttavia si rende conto che tale supposizione è forzata, dunque passa a supporre che solo una quota del capitale fisso entri a far parte di tale valore complessivo. Tutto questo è però indifferente per quanto riguarda il saggio di profitto, in quanto esso è dipendente solo dal capitale variabile v e non anche dal capitale costante (secondo la supposizione iniziale di Marx).
Saggio generale del profitto (pv/c+v):
i saggi di profitto sono molto diversi a seconda del tipo di aziende, del tipo di settore e delle quote
di capitale costante e variabile. Tuttavia la concorrenza compone questi diversi saggi del profitto in un saggio generale del profitto che rappresenta la media dei particolari saggi di profitti calcolati su un capitale esemplificativo di 100
(es. composizione del capitale sociale medio: 80c 20v; 100% saggio di plusvalore annuo – 20 profitto – 20% saggio generale medio di profitto)
Esempio di determinazione del prezzo:
“il prezzo di una merce è pari al suo prezzo di costo più la parte di profitto annuo medio sul capitale impiegato (e non soltanto consumato) nella produzione di quella merce”.
Es. capitale=500 (capitale fisso=100 di cui si logora il 10%; capitale circolante=400;
profitto medio=10%:
Prezzo di costo = prezzo di logorio (10% di 100=10) + 400 di capitale circolante (400)= 410
Prezzo di produzione = prezzo di costo (410) + profitto (10% di 500=50)= 460
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Il salario giornaliero medio è sempre uguale al prodotto-valore del numero delle ore lavorative occorrenti all’operaio per produrre i necessari mezzi di sussistenza.
Dal momento che il plusvalore viene generato dal solo capitale variabile, allora, dato il saggio medio di profitto generale, l’entità del plusvalore prodotto dipenderà solamente dalla composizione del capitale. Ad esempio un capitale composto da 500 c e 100 v sarà meno produttivo rispetto ad uno che sia composto da 400 c e 120 v. Ovviamente Marx considera anche il fatto che a seconda delle diverse sfere di produzione si avranno diversi saggi di profitto (a prescindere dalla determinabilità in astratto di un saggio medio generale di profitto).
Il saggio medio di profitto generale dipenderà non solo dal saggio di profitto di ciascuna sfera di produzione, ma anche dall’entità di capitale investito in ciascuna sfera di produzione; in questo modo un capitale di 600 investito nella sfera di produzione A sarà più influente ai fini della determinazione del saggio medio di profitto generale rispetto a un capitale di 300 investito nella sfera di produzione B (in poche parole la media in questione è una media ponderata basata sì sulla percentuale di profitto ma anche dall’entità dei capitali).
Prezzo di costo, prezzo di produzione, saggio generale di profitto:
se la composizione del capitale sociale medio è 80c e 20v e il saggio del plusvalore annuo è del 100%, il profitto annuo medio sarà 20 e il saggio generale di profitto annuo sarà del 20%.
Qualunque sia il prezzo di costo k delle merci annualmente prodotte da un capitale di 100, il loro prezzo di produzione sarà k+20.
- Nelle sfere di produzione in cui la composizione del capitale è (80-x)c (20+x)v, il plusvalore realmente prodotto annualmente in ognuna di esse sarà 20+x, cioè maggiore di 20 ed il valore delle merci prodotto sarà k+20+x cioè maggiore del loro prezzo di produzione: questo tipo di capitale è chiamato capitale di composizione inferiore
- Nelle sfere di produzione in cui la composizione del capitale (80+x)c (29-x)v accadrà il contrario: questo tipo di capitale è chiamato capitale di composizione superiore
In sintesi il prezzo del prodotto non corrisponde necessariamente al valore del prodotto. Infatti vi corrisponde solo in caso in cui il capitale è di composizione esattamente media.
REGOLA : il prezzo di costo di una merce è sempre inferiore al suo valore e al suo prezzo di produzione.
Infatti:
- il prezzo di costo dipende sempre dalla quantità di lavoro pagato in essa contenuto
- il valore dipende sempre dalla quantità di lavoro pagato e non pagato in essa contenuto
- il prezzo di produzione dipende sempre dalla quantità di lavoro pagato più una determinata quantità di lavoro non pagato indipendente dalla particolare sfera di produzione, ma dipendente dal saggio medio di profitto generale (k+p). In parole chiare dipende dalla composizione del capitale e dal saggio generale di profitto.
Il saggio generale di profitto può cambiare , oltre che per una modificazione della composizione del capitale (sia costante che variabile), anche per:
- “un miglioramento del grado di sfruttamento del lavoro” ( es. + ore lavorative)
- “una modificazione tecnica del processo lavorativo” (es. macchinari efficienti)
Benché teoricamente si sia portati a pensare che il saggio medio generale di profitto debba cambiare in ogni istante, tuttavia nella realtà non avviene. Infatti i movimenti in una direzione del saggio di profitto in seguito al verificarsi di un cambiamento all’interno di una determinata sfera di produzione sono “pareggiati” e “annullati” da cambiamenti in direzione opposta dovuti a cambiamenti all’interno di un’altra sfera. Perché i cambiamenti possano essere visibili ci si deve confrontare con periodi di tempo molto lunghi (nel breve il s.m.g.di profitto non varia)
Profitto e plusvalore:
dal punto di vista della massa sono identici.
Si è vista però la differenza tra saggio di profitto e saggio del plusvalore: infatti il primo è calcolato sull’intero capitale (c+v), il secondo invece sul solo capitale variabile (v).
In realtà sono concetti differenti, in quanto il plusvalore genera il profitto; tuttavia il capitalista, accecato dai suoi interessi, non riesce a distinguerli, in quanto interessato soltanto ad uno di essi, il profitto.
“Ciò di cui il capitalista, e quindi anche l’economia, non si rendono conto è che la parte di lavoro pagato che entra in ogni unità di merce varia con la produttività del lavoro, ciò che comporta quindi anche una variazione nel valore di ogni singola unità; essi non si rendono conto che altrettanto accade per quanto riguarda il lavoro non pagato contenuto in ogni articolo, e tanto meno se ne rendono conto in quanto il profitto medio è in realtà solo casualmente determinato dal lavoro non pagato assorbito nella sua stessa sfera di produzione. Solo in questa forma rozza e irrazionale traspare ancora il fatto che il valore delle merci è determinato dal lavoro in esse contenuto”.
Il capitale variabile (lavoro vivo; supponiamo 100$) entra, infatti, nel prezzo delle merci (supponiamo 200M) secondo lo schema:
Prezzo merci = capitale variabile/numero di merci = 100&/200= 0,5$
Al variare del capitale variabile (supponiamo 200$ e 50$), apparentemente non varia il plusvalore (dunque neanche il profitto), ma varia il prezzo delle singole merci:
1°caso : Prezzo merci = capitale variabile/numero di merci = 200&/200 =1$
2°caso : Prezzo merci = capitale variabile/numero di merci = 50&/200 =0,25$
È per questo “celarsi” degli effetti dei cambiamenti del capitale variabile che i capitalisti e gli economisti secondo Marx non capiscono l’importanza del capitale variabile, e dunque del plusvalore che esso genera.