Adam Smith: Dello scoraggiamento dell’agricoltura nell’antico stato dell’Europa dopo la caduta dell’impero romano
Con le invasioni barbariche le provincie occidentali d’Europa, in precedenza ricche, precipitarono al più basso livello di miseria. Tutti i capi barbari si affrettarono ad accaparrarsi tutte le terre, con gravi conseguenze. Infatti le terre non vennero suddivise di li a poco, ma restarono nelle mani di pochi, grazie anche alla legge di primogenitura (secondo la quale la successione spettava al primogenito e non a tutti i figli). In quei tempi ogni grande proprietario terriero era una sorta di piccolo principe. Questo per i sudditi era il legislatore in tempo di pace e il condottiero in tempo di guerra. Perché il potere non rischi di essere indebolito, occorre che i terreni passino per intero a uno solo dei figli, quello maschio e maggiore di età: da qui la legge di primogenitura. Da questa legge ne deriva un’altra naturalmente, quella dell’inalienabilità dei terreni(l’altra possibile causa di indebolimento, per questo vietata).
I grandi proprietari terrieri non migliorano le tecniche: o a causa di altri problemi o per mancanza di inclinazione e capacità, non furono mai in grado di migliorare la coltivazione della terra. In più c’era il fatto che di certo non avevano bisogno di maggiori profitti.
I sudditi non migliorano le tecniche: se si poteva sperare poco dai proprietari terrieri, ancor meno si poteva fare “da coloro che occupavano le terre alle loro dipendenze”. Erano tutti sudditi, che potevano essere venduti insieme alla terra cui appartenevano. Tutto ciò che questi acquisivano si considerava acquisito dal padrone; non erano capaci di acquisire proprietà. Come ha già affermato in precedenza, Smith ritiene che il lavoro degli schiavi, sebbene sia quello meno costoso in apparenza, in realtà è il più costoso.
La legge di primogenitura è ancora presente in molte parti dell’Europa contemporanea a Smith. Quello che Smith trova più assurdo nell’Europa moderna è però l’inalienabilità, pratica a suo dire ancora presente in gran parte del continente.
Un metodo alternativo a quello degli schiavi e in parte più produttivo è quello dei mezzadri:
questi sono contadini che vengono forniti dal proprietario terriero del materiale necessario alla coltivazione e che trattengono metà dell’intero prodotto. In questo modo possono dirsi capaci di acquisire proprietà, tuttavia in modo ancora non sufficiente a stimolarne una crescente produzione. Questo metodo è ancora usato ai giorni di Smith, soprattutto in certe parti della Scozia.
Al metodo dei mezzadri succedette, per quanto molto lentamente, quello degli agricoltoripropriamente detti, che coltivavano la terra coi loro fondi, pagando una data rendita al proprietario del suolo. Se il contratto di affitto è di più anni, gli agricoltori possono avere interesse al miglioramento della fattoria come fonte di investimento. Tuttavia la proprietà di questi agricoltori era in principio limitata da possibili azioni da parte del proprietario terriero di recupero dei terreni. L’Inghilterra fu il primo paese a tutelare effettivamente la proprietà di questi agricoltori, e Smith ritiene che questo sia uno dei motivi della sua attuale grandezza.
Un altro impedimento ai miglioramenti dei fondi era in precedenza la c.d. taglia, un’imposta sul profitto calcolata sull’ammontare dei fondi impiegati dagli agricoltori per la loro attività. Meno fondi impiegavano, meno pagavano.
In più l’agricoltura era considerata un impiego di ceto inferiore rispetto a commercio e artigianato. Difficilmente quindi chi aveva fondi li investiva in attività ritenute inferiori socialmente.
I grandi proprietari terrieri non migliorano le tecniche: o a causa di altri problemi o per mancanza di inclinazione e capacità, non furono mai in grado di migliorare la coltivazione della terra. In più c’era il fatto che di certo non avevano bisogno di maggiori profitti.
I sudditi non migliorano le tecniche: se si poteva sperare poco dai proprietari terrieri, ancor meno si poteva fare “da coloro che occupavano le terre alle loro dipendenze”. Erano tutti sudditi, che potevano essere venduti insieme alla terra cui appartenevano. Tutto ciò che questi acquisivano si considerava acquisito dal padrone; non erano capaci di acquisire proprietà. Come ha già affermato in precedenza, Smith ritiene che il lavoro degli schiavi, sebbene sia quello meno costoso in apparenza, in realtà è il più costoso.
La legge di primogenitura è ancora presente in molte parti dell’Europa contemporanea a Smith. Quello che Smith trova più assurdo nell’Europa moderna è però l’inalienabilità, pratica a suo dire ancora presente in gran parte del continente.
Un metodo alternativo a quello degli schiavi e in parte più produttivo è quello dei mezzadri:
questi sono contadini che vengono forniti dal proprietario terriero del materiale necessario alla coltivazione e che trattengono metà dell’intero prodotto. In questo modo possono dirsi capaci di acquisire proprietà, tuttavia in modo ancora non sufficiente a stimolarne una crescente produzione. Questo metodo è ancora usato ai giorni di Smith, soprattutto in certe parti della Scozia.
Al metodo dei mezzadri succedette, per quanto molto lentamente, quello degli agricoltoripropriamente detti, che coltivavano la terra coi loro fondi, pagando una data rendita al proprietario del suolo. Se il contratto di affitto è di più anni, gli agricoltori possono avere interesse al miglioramento della fattoria come fonte di investimento. Tuttavia la proprietà di questi agricoltori era in principio limitata da possibili azioni da parte del proprietario terriero di recupero dei terreni. L’Inghilterra fu il primo paese a tutelare effettivamente la proprietà di questi agricoltori, e Smith ritiene che questo sia uno dei motivi della sua attuale grandezza.
Un altro impedimento ai miglioramenti dei fondi era in precedenza la c.d. taglia, un’imposta sul profitto calcolata sull’ammontare dei fondi impiegati dagli agricoltori per la loro attività. Meno fondi impiegavano, meno pagavano.
In più l’agricoltura era considerata un impiego di ceto inferiore rispetto a commercio e artigianato. Difficilmente quindi chi aveva fondi li investiva in attività ritenute inferiori socialmente.