Adam Smith: delle parti componenti il prezzo delle merci
Il salario:
ciò che richiede più lavoro costa di più. Ciò che richiede più fatica a parità di tempo di lavoro costa di più. Ciò che richiede più preparazione intellettuale o di ingegno costa di più.
Questi “riconoscimenti” del lavoro sono riscontrabili nello stadio progredito della società nei salari di lavoro, intesi come il prezzo che il capitalista paga per disporre del lavoro altrui.
Il profitto:
all’interno del prezzo nella società capitalista sta anche la remunerazione di colui che investe, che rischia i propri soldi nell’attività d’impresa.
Il valore che gli operai aggiungono al prodotto deve essere comprensivo di due parti:
- il salario dell’operaio
- il profitto del capitalista o di chiunque impieghi il lavoro altrui
Il profitto non deve essere pensato come il compenso per la dirigenza e il controllo dell’attività d’impresa. Deve invece essere considerato come una remunerazione del capitale investito, sì che a parità di impegno nei settori dirigenziali e di controllo da parte di due capitalisti, solitamente accade che chi ha investito 5 volte più dell’altro guadagni anche 5 volte più dell’altro..o almeno così egli si aspetta.
Spesso nelle grandi fabbriche il capitalista affida il proprio lavoro a un dirigente, il quale avrà un salario che non dipende (a volte sì ma non soltanto) dal capitale che il capitalista ha investito.
La rendita:
quando in un Paese la terra diventa tutta proprietà privata, i proprietari della terra naturalmente sono portati ad esigere una rendita. Così i frutti naturali della terra, che prima costavano al lavoratore soltanto la pena di raccoglierli, vengono ad avere anche per lui un prezzo addizionale dovuto al fatto storico della rendita.
Dunque nelle società progredite: prezzo = salario + profitto + rendita
Nel prezzo del grano ad esempio una parte paga la rendita del proprietario fondiario, un’altra paga il salario o il sostentamento dei lavoratori e del bestiame da lavoro, e la terza parte paga il profitto dell’agricoltore. Si potrebbe pensare che vi sia una quarta parte, quella del logoramento ad esempio del bestiame da lavoro; tuttavia essa è già compresa nel prezzo stesso di quel bestiame, composto anch’esso di rendita, salario e profitto. (secondo me questo è il punto che riporta a Sraffa)..
Più una merce è lavorata, maggiore diventa la parte del prezzo che si risolve in salario e profitto. “Ad esempio il capitale che impiegano i tessitori, dev’essere maggiore di quello che impiegano i filatori; perché esso non soltanto rimpiazza quel capitale coi suoi profitti ma paga inoltre i salari dei tessitori; e i profitti devono sempre intrattenere un certo rapporto col capitale.”
Dunque in una società progredita il reddito si divide per forza di cose in salario, profitto e rendita.
L’interesse:
Smith introduce poi un'altra forma di reddito, quella dell’interesse, derivato dal prestare denaro a qualcuno da parte di chi non lo impiega personalmente.
Rendita profitto e salario può capitare che si riuniscano anche nella stessa persona, senza con
questo negare il fatto che essi rimangono distinti concettualmente.
“In un Paese civile, poche sono le merci il cui valore di scambio provenga soltanto dal lavoro, mentre la rendita e il profitto contribuiscono largamente al valore di scambio della massima parte di esse” (vd fine pag 9).
ciò che richiede più lavoro costa di più. Ciò che richiede più fatica a parità di tempo di lavoro costa di più. Ciò che richiede più preparazione intellettuale o di ingegno costa di più.
Questi “riconoscimenti” del lavoro sono riscontrabili nello stadio progredito della società nei salari di lavoro, intesi come il prezzo che il capitalista paga per disporre del lavoro altrui.
Il profitto:
all’interno del prezzo nella società capitalista sta anche la remunerazione di colui che investe, che rischia i propri soldi nell’attività d’impresa.
Il valore che gli operai aggiungono al prodotto deve essere comprensivo di due parti:
- il salario dell’operaio
- il profitto del capitalista o di chiunque impieghi il lavoro altrui
Il profitto non deve essere pensato come il compenso per la dirigenza e il controllo dell’attività d’impresa. Deve invece essere considerato come una remunerazione del capitale investito, sì che a parità di impegno nei settori dirigenziali e di controllo da parte di due capitalisti, solitamente accade che chi ha investito 5 volte più dell’altro guadagni anche 5 volte più dell’altro..o almeno così egli si aspetta.
Spesso nelle grandi fabbriche il capitalista affida il proprio lavoro a un dirigente, il quale avrà un salario che non dipende (a volte sì ma non soltanto) dal capitale che il capitalista ha investito.
La rendita:
quando in un Paese la terra diventa tutta proprietà privata, i proprietari della terra naturalmente sono portati ad esigere una rendita. Così i frutti naturali della terra, che prima costavano al lavoratore soltanto la pena di raccoglierli, vengono ad avere anche per lui un prezzo addizionale dovuto al fatto storico della rendita.
Dunque nelle società progredite: prezzo = salario + profitto + rendita
Nel prezzo del grano ad esempio una parte paga la rendita del proprietario fondiario, un’altra paga il salario o il sostentamento dei lavoratori e del bestiame da lavoro, e la terza parte paga il profitto dell’agricoltore. Si potrebbe pensare che vi sia una quarta parte, quella del logoramento ad esempio del bestiame da lavoro; tuttavia essa è già compresa nel prezzo stesso di quel bestiame, composto anch’esso di rendita, salario e profitto. (secondo me questo è il punto che riporta a Sraffa)..
Più una merce è lavorata, maggiore diventa la parte del prezzo che si risolve in salario e profitto. “Ad esempio il capitale che impiegano i tessitori, dev’essere maggiore di quello che impiegano i filatori; perché esso non soltanto rimpiazza quel capitale coi suoi profitti ma paga inoltre i salari dei tessitori; e i profitti devono sempre intrattenere un certo rapporto col capitale.”
Dunque in una società progredita il reddito si divide per forza di cose in salario, profitto e rendita.
L’interesse:
Smith introduce poi un'altra forma di reddito, quella dell’interesse, derivato dal prestare denaro a qualcuno da parte di chi non lo impiega personalmente.
Rendita profitto e salario può capitare che si riuniscano anche nella stessa persona, senza con
questo negare il fatto che essi rimangono distinti concettualmente.
“In un Paese civile, poche sono le merci il cui valore di scambio provenga soltanto dal lavoro, mentre la rendita e il profitto contribuiscono largamente al valore di scambio della massima parte di esse” (vd fine pag 9).