Storia del pensiero economico: Bohm-Bawerk
Il suo principale contributo è dato dalla sua teoria del capitale. Nel 1889 pubblicò la sua “Storia e critica delle teorie dell’interesse” in cui critica, alquanto ingenerosamente, tutte le precedenti teorie dell’interesse. Nel 1893 propose la propria “Teoria positiva del capitale”, in cui dà una sua teoria.
Influenze
Sono tante. La prima è data dal desiderio di applicare più coerentemente la teoria dell’utilità
marginale al problema dell’interesse. La seconda deriva dalle tarde teorie neoclassiche inglesi e tedesche della produttività e del fondo-salari. La terza fu il proposito di eliminare l’influenza di Marx che si stava rapidamente espandendo sul Continente.
Teoria dell’interesse: “Teoria positiva del capitale”
Sommario
L’esistenza dell’interesse deriva da tre fattori (i tre principi):
1) sopravvalutazione delle risorse future (psicologico) – speranza
2) sottovalutazione dei bisogni futuri (psicologico) – mancanza d’immaginazione e debolezza di volontà
3) produzione indiretta (tecnico): dalla fabbricazione degli strumenti e degli utensili più semplici alla produzione delle più complesse macchine moderne, il progresso si è sempre identificato con l’interpolazione di altri stadi intermedi tra i fattori iniziali e i beni di consumo finiti. La produzione indiretta crea una domanda di capitale necessario per acquisire i fattori produttivi prodotti da altri.
Questa teoria spiegava perché l’interesse si doveva pagare e perché esso poteva essere pagato (cioè perché i metodi capitalistici di produzione sono tali da trasformare i beni acquisiti grazie ad un prestito in altri beni dal valore maggiore). Inoltre essa servì a provare che l’interesse è un fenomeno naturale, una necessità a cui neppure un’economia socialista potrebbe sottrarsi.
Analisi del testo della “Teoria positiva del capitale”(1921)
Ci sono due vie per lavorare e produrre beni:
- via breve: quella del lavoro “diretto”, che genera immediatamente i propri frutti; in questa la produzione del bene si collega direttamente all’impiego del lavoro
- via lunga: quella del lavoro “indiretto”, con il quale otteniamo non subito il bene desiderato, ma solo un’organizzazione composta da nostro lavoro, lavoro di altri e materie utili, con la quale poi ottenere – “dopo parecchie operazioni intermedie” – i propri frutti.
Per spiegare meglio la teoria dà un esempio:
Un contadino ha bisogno di acqua. Una sorgente sgorga un po’ distante dal suo terreno. Egli ha due vie per ottenere quell’acqua:
- via breve: ogni giorno e ogni volta che ne ha bisogno andare a bere l’acqua ; “è la via più diretta, in quanto all’impiego della fatica corrisponde immediatamente la soddisfazione del piacere”; tuttavia è scomoda
- via lunga: costruirsi un secchio con cui prendere l’acqua necessaria per il fabbisogno giornaliero; questa via è dispendiosa perché per costruire il secchio si fa fatica non subito pagata
- via ancora più lunga: costruire un canale; la via più dispendiosa che però comporta la maggiore utilità per il contadino a lungo termine.
“Ogni via indiretta significa acquisizione di una forza ausiliaria più forte o più idonea della mano dell’uomo; ogni prolungamento del processo indiretto significa aumento delle forze ausiliarie al servizio dell’uomo e trasferimento di una parte del fardello produttivo dal lavoro umano, scarso e costoso, alle forze prodigalmente offerte dalla natura”.
È più profittevole cioè produrre beni di consumo allungandone il processo che producendoli direttamente. Questo è vero per i beni che si possono avere per via diretta, ma lo è ancora di più per quelli che per via diretta non si possono proprio raggiungere (costruirsi degli occhiali).
A questi risultati sottolinea Bohm-Bawerk, non si arriva con l’economia, ma con la semplice esperienza (da qui la necessità naturale dell’interesse). È questa la confutazione fondamentale delle teorie di Marx; la produzione di molti beni infatti non sarebbe nemmeno possibile se non esistesse il processo tipico capitalistico della produzione indiretta.
“Confesso sinceramente che la soluzione dei problemi oggettivi connessi al nome di capitale mi sembra avere infinitamente più importanza e particolarmente anche maggior attrattiva che il condurre a buon fine le dispute sul giusto impiego di questo nome”.
Critica alla teoria dell’interesse di Bohm-Bawerk
I fattori soggettivi sono passibili di numerose obiezioni. Non soltanto si può dubitare di questa preferenza temporale, ma si può anche dire se essa esistesse che non avrebbe nessun significato quantitativamente preciso. Soprattutto si può dire che la preferenza temporale è influenzata dalla particolare struttura sociale. Se quindi c’è un aggio (maggior valore del denaro in un momento rispetto ad un altro), questo aggio nella sua forma concreta è dovuto non alla natura umana ma a fattori sociali, come la divisione in classi e la distribuzione del reddito.
Meriti: questa teoria del capitale, se presenta numerose obiezioni, è però stata il punto di partenza per un lavoro teorico libero da ogni particolare elemento sociale e storico.
Influenze
Sono tante. La prima è data dal desiderio di applicare più coerentemente la teoria dell’utilità
marginale al problema dell’interesse. La seconda deriva dalle tarde teorie neoclassiche inglesi e tedesche della produttività e del fondo-salari. La terza fu il proposito di eliminare l’influenza di Marx che si stava rapidamente espandendo sul Continente.
Teoria dell’interesse: “Teoria positiva del capitale”
Sommario
L’esistenza dell’interesse deriva da tre fattori (i tre principi):
1) sopravvalutazione delle risorse future (psicologico) – speranza
2) sottovalutazione dei bisogni futuri (psicologico) – mancanza d’immaginazione e debolezza di volontà
3) produzione indiretta (tecnico): dalla fabbricazione degli strumenti e degli utensili più semplici alla produzione delle più complesse macchine moderne, il progresso si è sempre identificato con l’interpolazione di altri stadi intermedi tra i fattori iniziali e i beni di consumo finiti. La produzione indiretta crea una domanda di capitale necessario per acquisire i fattori produttivi prodotti da altri.
Questa teoria spiegava perché l’interesse si doveva pagare e perché esso poteva essere pagato (cioè perché i metodi capitalistici di produzione sono tali da trasformare i beni acquisiti grazie ad un prestito in altri beni dal valore maggiore). Inoltre essa servì a provare che l’interesse è un fenomeno naturale, una necessità a cui neppure un’economia socialista potrebbe sottrarsi.
Analisi del testo della “Teoria positiva del capitale”(1921)
Ci sono due vie per lavorare e produrre beni:
- via breve: quella del lavoro “diretto”, che genera immediatamente i propri frutti; in questa la produzione del bene si collega direttamente all’impiego del lavoro
- via lunga: quella del lavoro “indiretto”, con il quale otteniamo non subito il bene desiderato, ma solo un’organizzazione composta da nostro lavoro, lavoro di altri e materie utili, con la quale poi ottenere – “dopo parecchie operazioni intermedie” – i propri frutti.
Per spiegare meglio la teoria dà un esempio:
Un contadino ha bisogno di acqua. Una sorgente sgorga un po’ distante dal suo terreno. Egli ha due vie per ottenere quell’acqua:
- via breve: ogni giorno e ogni volta che ne ha bisogno andare a bere l’acqua ; “è la via più diretta, in quanto all’impiego della fatica corrisponde immediatamente la soddisfazione del piacere”; tuttavia è scomoda
- via lunga: costruirsi un secchio con cui prendere l’acqua necessaria per il fabbisogno giornaliero; questa via è dispendiosa perché per costruire il secchio si fa fatica non subito pagata
- via ancora più lunga: costruire un canale; la via più dispendiosa che però comporta la maggiore utilità per il contadino a lungo termine.
“Ogni via indiretta significa acquisizione di una forza ausiliaria più forte o più idonea della mano dell’uomo; ogni prolungamento del processo indiretto significa aumento delle forze ausiliarie al servizio dell’uomo e trasferimento di una parte del fardello produttivo dal lavoro umano, scarso e costoso, alle forze prodigalmente offerte dalla natura”.
È più profittevole cioè produrre beni di consumo allungandone il processo che producendoli direttamente. Questo è vero per i beni che si possono avere per via diretta, ma lo è ancora di più per quelli che per via diretta non si possono proprio raggiungere (costruirsi degli occhiali).
A questi risultati sottolinea Bohm-Bawerk, non si arriva con l’economia, ma con la semplice esperienza (da qui la necessità naturale dell’interesse). È questa la confutazione fondamentale delle teorie di Marx; la produzione di molti beni infatti non sarebbe nemmeno possibile se non esistesse il processo tipico capitalistico della produzione indiretta.
“Confesso sinceramente che la soluzione dei problemi oggettivi connessi al nome di capitale mi sembra avere infinitamente più importanza e particolarmente anche maggior attrattiva che il condurre a buon fine le dispute sul giusto impiego di questo nome”.
Critica alla teoria dell’interesse di Bohm-Bawerk
I fattori soggettivi sono passibili di numerose obiezioni. Non soltanto si può dubitare di questa preferenza temporale, ma si può anche dire se essa esistesse che non avrebbe nessun significato quantitativamente preciso. Soprattutto si può dire che la preferenza temporale è influenzata dalla particolare struttura sociale. Se quindi c’è un aggio (maggior valore del denaro in un momento rispetto ad un altro), questo aggio nella sua forma concreta è dovuto non alla natura umana ma a fattori sociali, come la divisione in classi e la distribuzione del reddito.
Meriti: questa teoria del capitale, se presenta numerose obiezioni, è però stata il punto di partenza per un lavoro teorico libero da ogni particolare elemento sociale e storico.